Ecco il nostro primo racconto di bordo.
La bellissima storia del Finn ITA 29 e del suo proprietario e nostro socio Roberto.
Un grazie a lui quindi per aver condiviso con noi i suoi ricordi e parte della sua esperienza velica.
“Perché ho messo il Finn in ufficio, è semplice: mi fu donato quando avevo 18 anni (1976), da allora l’ho usato ininterrottamente fino al 2009, quindi una barca che mi aveva accompagnato per 33 anni non potevo venderla; a malincuore con i cresciuti impegni lavorativi e famigliari (ora siamo tutti poveri di tempo) non riuscivo più a carteggiarla e riverniciarla e fare tutti le riparazioni che ogni anno crescevano (anche le barche invecchiano…) e pure io invecchio e non ho più la forza per gestire una barca più pesante di quelle moderne.
Il difficile è stato metterla in ufficio: è entrata miracolosamente “messa di taglio” dalla porta di ingresso per meno di un millimimetro…
Ora riposa “Dannunzianamente” nel mio ufficio e ce l’ho sempre davanti agli occhi e i ricordi nel cuore. Se vedi in fondo a poppa, oltre al timone c’è anche ben piegata la vela originale di cotone con la sua scritta “ITA 29”! Potrei infierirla nell’albero di legno che fa bella mostra di se attaccato al soffitto!
Chissà se i precedenti ventotto Finn italiani esistono ancora…”
Scritto e gentilmente concesso dal nostro socio Roberto Bellodi.
E sulla sua chiusura, inevitabilmente, si apre una sfida, trovare gli altri 28 Finn.
“Le vele di Bellocchio”